Il tempo.

Avete sentito finalmenti il profumo della primavera?

Camminare al buio in un parco permette di ascoltarsi nei battiti del cuore.

Il silenzio, il profumo. L’aria sempre troppo fresca per me.

un brivido. E’ il freddo? No, questa è paura. Paura.

Di che cosa?

Del futuro? Di quello che mi si prospetta? No, quello è sempre una sfida eccitante.

Di cosa ho paura…

Proprio oggi un Amico mi ha fatto pensare… Al tempo! Alla mia passione per gli orologi (rigorosamente a carica manuale).

Ho pensato a tutte quelle meravigliose rotelle, a tutte quelle rotelle e vitarelle…

 

Ho pensato al cappellaio matto,  al leprotto bisestile ….a quello mancano parecchi venerdì….

Ho pensato che siamo abituati a dire che il tempo vola, fugge troppo in fretta.

Eppure io penso che sia molto più sottile… Scivola, si dissolve, come la sabbia in un pugno chiuso che passa attraverso le dita, e non lascia sul palmo che un senso spiacevole di vuoto…

Notte di riflessioni mie care Ombre…

Ripensavo ad un incontro in particolare di questa settimana…Un appuntamento tanto importante quanto assolutamente delicato. Ci sono confronti, in determinati situazioni, a cui non donarsi è stupido, è limitante. (Anche per questo, Amico, non ti ringrazierò mai abbastanza…. Si si… proprio tu che… chissà se stai leggendo…)

Ho ripensato alle dinamiche vissute…intense e facilmente riconoscibili da chi, come me ha vissuto Cancer Smith. E’ la prima volta che lo scrivo qui. E’ una lunga storia… In queste due parole c’è tutto: la rabbia gridata e taciuta, l’amore che nella sua violenza e complessità a volte vira nell’odio esasperato, ci sono le paure che trasformano la casa in una prigione….la casa… il luogo che dovrebbe essere nido e rifugio diventa un luogo di dolore.

Smarrimento è l’unica parola che posso ricordare di quei momenti. Prove generali in un’escalation spaventosa e inesorabile, con l’aggravante, ancora imperdonabile, di aver avuto gli occhi chiusi per non vedere chi c’era davvero accanto a me…

Quello fu il vero inizio di questa storia. Avevo paura, ma sentivo che era la mia ultima occasione. Le parlavo ogni giorno. Sempre. E le promettevo che in quella c***o di spiaggia ci saremmo tornate…

Quella normalità si trasformava in una costante. La sofferenza non può paralizzare, non deve fermare… Una lama che si conficca in profondità dentro l’anima, in grado di attraversare qualunque tipo di barriera…

Ogni persona è unica, ogni famiglia ha la sua storia….

Parlare della mia storia e anche ascoltare quella di famiglie come la mia, non è semplice, perché i ricordi dolorosi spesso riemergono e le ferite nascoste in profondità si riaprono. Ma questo, mi ricorda i miei limiti, i miei confini da proteggere e mi sottolinea che c’è bisogno di prendermi cura di me….

Dare un senso è impossibile. Niente ha senso. La vita quanto la morte.

Ma dare un volto alla mia sofferenza, darle un nome, riconoscerla…questo si, ha un senso… non sarà stata inutile se, passando di qua, un figlio o una figlia, un marito, un padre, una madre si sentiranno meno soli e potranno ritrovare la forza e la speranza di potercela fare, nel confronto del sapere che non sono gli unici, che ciò che provano, la rabbia, i sensi di colpa, la disperazione, l’impotenza… è comune a chi vive qualcosa di assolutamente senza senso… Come la morte, quanto la vita….

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