Mario Cresci. Forse fotografia attraverso l’arte – Bologna

La Pinacoteca Nazionale di Bologna ospita dal 20 novembre al 31 gennaio 2011, la mostra ”Mario Cresci. Forse fotografia attraverso l’arte”, il primo episodio di un progetto, ideato da Luigi Ficacci, che comprende due altre edizioni: una a Roma, all’Istituto Nazionale per la Grafica, e la successiva a Matera, al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata.

Ogni mostra presenterà un nucleo di lavori inediti realizzati per ogni sede espositiva e una parte retrospettiva comune alle edizioni. A Bologna, oggetto di elaborazione dell’Artista e luogo della specifica realizzazione di opere, è la Pinacoteca Nazionale. I dipinti della collezione, la loro discendenza dall’Accademia di Belle Arti, le incongruenze dell’apparato attuale del museo, il rito tradizionale e ogni volta nuovo che il visitatore attiva con la sua contemplazione, sono le varie facce ideali e reali della Pinacoteca che hanno ispirato l’inventiva artistica di Cresci e prodotto la disseminazione dei suoi interventi installativi lungo il percorso espositivo.

La mostra si compone di una parte antologica, in cui circa 90 opere fotografiche dimostrano l’eccezionale rilevanza complessiva del suo lavoro. Si inizia con immagini appartenenti alla ricerca sulla forma geometrica, che indagano il potere di alterazione del mezzo fotografico nei confronti della realtà visibile. Emergono alcune fondamentali riflessioni sull’importanza del punto di vista e più in generale sull’ambiguità dei processi visivi relativamente alle esperienze della percezione.

Altre opere introducono il lavoro fotografico sulla figura, che Cresci affronta dal momento del suo trasferimento in Basilicata. Lo orienta su tematiche dell’umano sociale, estese all’impegno politico e progettuale. L’evoluzione successiva della sua opera dimostra una costante dialettica tra questi due estremi della geometria e dell’umano, culminante in un raccordo superiore, rintracciato nella tradizione dell’Arte. Negli anni ottanta, Cresci trova nel ricorso all’ideale dell’arte e alla riflessione sulla sua storia, un percorso originale per trattare l’assoluto con la concretezza della materia e L’umiltà del soggettivo. Gli strumenti della didattica artistica e l’esperienza dell’Accademia di Belle Arti, quale luogo dello studio e della riflessione filosofica sul Bello artistico, diventano da quel momento per lui uno dei motivi di ispirazione più fertili. A Bologna, questo aspetto della riflessione di Cresci sull’arte, risulta particolarmente significativo in considerazione della contiguità storica e attuale della Pinacoteca con l’Accademia di Belle Arti, sia per ideali che per spazi fisici. I cicli condotti su questo tema da Cresci nel periodo del suo impegno come direttore dell’Accademia di Bergamo, trovano i loro esiti nel lavoro originale svolto nel percorso espositivo della Pinacoteca, coinvolta globalmente quale teatro della sua opera e della mostra.

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