L’Africa delle meraviglie in mostra a Genova

Fino al 5 giugno 2011, il Palazzo Ducale e il Castello D’Albertis di Genova ospitano ”L’Africa delle meraviglie. Arti africane nelle collezioni italiane”, una mostra che presenta un’importante selezione di opere di arte africana tradizionale di grande valore estetico e culturale.

”L’Africa delle meraviglie. Arti africane nelle collezioni italiane” propone un progetto espositivo che nasce dalla collaborazione fra gli antropologi e l’artista Stefano Arienti e riunisce nelle due sedi di Palazzo Ducale e Castello D’Albertis oltre 350 opere provenienti da prestigiose collezioni private italiane, in gran parte inedite.

Maschere, feticci e altre affascinanti sculture sono distribuite lungo gli ambienti, disegnando un avvincente percorso all’interno di meraviglie, capaci di condurre dritti al cuore delle culture dell’Africa subsahariana, dei loro costumi e modi di vita: dal Mali al Congo, dalla Liberia al Camerun.

L’intenzione dei curatori non è quella di mettere in gioco nell’allestimento della mostra certe pratiche artistiche contemporanee per aiutarci a evocare contesti che sono diversi ma forse meno lontani di quel che pensiamo: per portarci dalle collezioni italiane alle esperienze che di queste opere fanno gli africani.

Costruito su più scenari che si intersecano l’allestimento dell’artista pone l’accento sulla materialità e la tattilità degli oggetti d’arte africani, creando un’ambientazione che associa immediatezza e capacità evocativa, e rinunciando dove possibile a vetrine o apparati didattici che ingabbiano le opere.

Bianco, rosso e nero, la triade cromatica che caratterizza l’arte africana tradizionale, sono i colori utilizzati nell’allestimento fin dall’inizio.

I muri bianchi dello spazio espositivo sono accostati a opere di Stefano Arienti: tappeti tinti di rosso o di nero, che rimangono comunque sempre separate dalle opere africane, contribuendo a evocare lo spazio domestico delle collezioni da cui gli oggetti provengono. Mentre libri manipolati, piume, ombre  introducono strane presenze e spiazzanti interferenze, stabilendo connessioni che tessono una complessa serie di rapporti fra le opere, i loro doppi, le nostre ossessioni, e aiutando in tal modo a creare i riferimenti utili a classi di oggetti specifici.

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