Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte.
Il primo per vederti tutto il viso.
Il secondo per vederti gli occhi.
L’ultimo per vedere la tua bocca.
E tutto il buio per ricordarmi queste cose.
Mentre ti stringo fra le braccia…
Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte.
Il primo per vederti tutto il viso.
Il secondo per vederti gli occhi.
L’ultimo per vedere la tua bocca.
E tutto il buio per ricordarmi queste cose.
Mentre ti stringo fra le braccia…
Prévert è fantastico, ma questa, in assoluto, è una delle sue poesie più belle!
M’inchino dinanzi a questi versi
😉
che meraviglia!
belllissima e molto romantica…!!!Prévert è unico!!!
Fantastico, Prévert… uno dei miei autori preferiti…
un romantico vecchione come me non può emozionarsi difronte a simili parole
Dolcissimo Prevert…ho una raccolta di poesie che devo rispolverare.
Ciao Max…fallo…a me ogni tanto mi va davvero di smarrirmi nei suoi versi…
e mentre getto a terra l’ultimo fiammifero vedrei ciò che alla terra ti tiene attaccata…
CANZONE D’AMORE
Anne Sexton
Ero la ragazza della catena di S. Antonio,
la ragazza tutta discorsi di bare e serrature,
quella delle bollette del telefono,
la foto sgualcita e i contatti persi,
quella che continuava a dire
Ascoltami! Ascoltami!
Mai! Mai!
e cose del genere
Quella con il bavero
tirato su fino agli occhi,
con gli occhi blu canna di fucile,
con una venuzza sulla piega del collo
che vibrava come un diapason,
con le spalle nude come un palazzo,
con quei piedini e quei ditini,
con un vecchio gancio rosso in bocca,
una bocca il cui sangue gocciolava
nelle regioni orrende della sua anima
la ragazza che si addormentava sempre,
era vecchia come i sassi,
ogni mano un pezzo di cemento,
per ore e ore
e poi si svegliava,
dopo la breve morte,
ed era tenera come,
delicata come
tenera e delicata come
luce in eccesso,
per niente pericolosa,
come un barbone che mangia
o un topo su un tetto
senza botole,
con niente di più onesto
che la tua mano nella sua,
con nessun altro, nessun altro che te!
E cose del genere.
Nessun altro, nessun altro che te!
Oh, non si può tradurre
quell’oceano
quella musica
quel teatro
quel campo di pony.