Lettera aperta di Jovanotti: basta strumentalizzazioni, c’è solo dolore

Jovanotti sospende i concerti di Ora Tour ma non si ferma qui, e si schiera contro le strumentalizzazioni del giorno dopo: Lorenzo sceglie di sostituire il nero a lutto del proprio sito web con una lettera aperta, in cui esprime il proprio dolore per la morte del collaboratore e respinge le accuse di “lavoro sottopagato” per lo staff che allestisce il palco.

La tragedia di Trieste è stata una fatalità, forse evitabile, ma che non trova giustificazione nel fatto che l’operaio che ha perso la vita guadagnasse appena 5 euro l’ora, come riportato da numerose testate. Dopo Assomusica, che in queste ore si è schierata al fianco di Jovanotti nella lotta alle speculazioni, è lo stesso Lorenzo Cherubini a prendere la parola dal proprio sito web, con la forma della lettera aperta.

Indipendentemente dallo stipendio di Francesco Pinna, l’operaio che ha perso la vita a Trieste, il cantante ci tiene a precisare che nulla è stato lasciato al caso nell’allestimento del palco di Ora Tour.

“Francesco Pinna è morto lavorando al montaggio di una struttura fatta per far divertire migliaia di persone – scrive Jovanotti nella sua lettera -. La sua morte è una immensa tragedia per una famiglia e per il mondo dei concerti”.

“Il suo era un lavoro a giornata ed era assunto con contratto regolare. Io personalmente pretendo sempre che tutti quelli coinvolti anche indirettamente in un lavoro che riguardi la mia musica siano sempre tutelati in ogni forma e anche in questo caso era cosi. Il mondo dei concerti è un settore serio dove non c’è approssimazione e improvvisazione e nei miei tour c’è totale rispetto delle leggi e delle persone. A Trieste si stava lavorando come sempre quando prepariamo un evento. Non c’è giornata in cui una serie di funzionari pubblici non verifichino il corretto montaggio e non si presentino ad approvare i metodi di costruzione della struttura”.

“La tragedia di Trieste ha lasciato a terra feriti e un ragazzo morto, Francesco Pinna, di soli 20 anni, e noi tutti siamo sconvolti per quello che e’ successo. I ragazzi come lui non sono in tour con la squadra itinerante (composta di tecnici specializzati) ma lavorano localmente agli allestimenti che passano nella loro città. Aspettano l’arrivo dei camion e fanno la loro parte. Si tratta di lavori di supporto alla squadra itinerante. Questi ragazzi io li incontro spesso quando arrivo al palazzetto e capita che ci si scambi due parole, che ci si scatti una foto. Sono migliaia a fare questi lavori in Italia e spesso sono studenti che non hanno un lavoro fisso e che così si guadagnano qualche giornata. Francesco era uno di loro e aveva tutta la vita davanti a se e questa è la tragedia”.

“Le strumentalizzazioni sono fuori luogo e mi feriscono perché inducono a pensare che nel mio tour ci sia del lavoro nero o sottopagato – commenta il cantante a proposito delle polemiche -. Io so, e mi è stato confermato anche in questo caso, che in un tour come il mio (e come tutti i grandi e piccoli tour che girano l’Italia) ogni lavoratore locale è assunto con un contratto in regola con le leggi dello Stato. Anche in questo caso era cosi”. Il resto della lettera è disponibile sul sito web ufficiale di Jovanotti.

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