Le sale sul Lungarno del Palazzo Blu di Pisa fino al 23 gennaio 2011 ospitano la mostra ”Joan Miró. I miti del Mediterraneo”, la seconda iniziativa di un ciclo triennale di mostre dedicato ai grandi protagonisti dell’arte del Novecento e al loro rapporto con le tradizioni, la luce e le culture del Mediterraneo.
”Joan Mirò. I miti del Mediterraneo”, curata da Claudia Beltramo Ceppi e Teresa Montaner – conservatrice alla Fundació Miró di Barcellona, presenta 110 opere, tra dipinti, sculture, litografie, disegni e illustrazioni, nelle quali, attraverso il potere trasformatore della poesia e del mito, l’artista catalano esprime la complessità del reale.
Lo spazio di Miró, i suoi colori e la sua iconografia, raccontano con il temperamento catalano, definito come il sentimento della terra, associato a un misticismo esacerbato e a una identificazione con un universo ineffabile.
L’ambivalenza viene risolta, da un lato, con la figura della contadina catalana sfigurata da piedi enormi, dalle lumache, dai serpenti, dagli insetti, dai fiori e dagli alberi, mentre, dall’altro, le scale, gli uccelli, gli insetti volanti, le stelle e le comete descrivono l’evasione dalle contingenze terrene.
Lo stile si scinde in creazioni in cui si identificano pennellate uniformi di colori vivi, forme dai contorni vigorosi, immagini riconoscibili, a pitture cosmiche, quasi astratte, nelle quali una linea tenue o qualche segno sparso divengono trasparenti in un grande vuoto spaziale.
Anche nella sua maturità, Miró continuerà questa ricerca parallela tra rappresentazione della realtà esterna, attraverso la narrazione di tipo mitologico, e l’aspirazione a una pace interiore, ben espressa dalle illustrazioni per le Costellations di André Breton, in cui la poesia, grande passione di Miró, si coniuga con la sua raffigurazione di uno spazio infinito in cui linee, colori e forme si compongono e si scompongono.
Un’occasione per visitare la mostra e la bella città di Pisa che, dalla sua torre fino alle piezze ed alle stradine pedonali, nasconde tutto il fascino della sua gente.
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