L’India ha un’antica tradizione di tatuaggi: gli storici sostengono che essi abbiano imparato a tatuare dai Birmani intorno al 2000 a. C. Le diverse forme di tatuaggio che si possono incontrare oggi riflettono tutte le differenze e le contraddizioni di quel vasto paese dalle realtà più estreme. In India si possono incontrare i migliori tatuatori europei e contemporaneamente si possono incontrare tatuatori itineranti ai più bassi livelli di miseria e sporcizia. Tra questi due estremi sopravvive un antica tradizione rurale di tatuaggi tribali femminili: sono tatuaggi molto semplici piccoli i segni tribali di figure composte da tanti piccoli puntini che rappresentano divinità, fiori o simboli legati alla vita domestica.
Questi tatuaggi facevano parte dei riti di iniziazione in cui le donne fin da bambine venivano preparate al matrimonio. C’è anche un’altra forma di tatuaggio indiano, forse la più diffusa: si tratta di quella praticata da tatuatori ambulanti, che girano nei mercati e nelle feste religiose ed hanno fatto propri gli strumenti e i soggetti del tatuaggio occidentale e li ripropongono in uno stile tutto loro: un ibrido tra le due culture: quella occidentale e quella indiana. I tattoo rappresentano divinità indù, fiori, pavoni ed alcuni piccoli disegni tribali della tradizione rurale femminile, oltre che alla reinterpretazione di una serie di soggetti classici del tatuaggio occidentale.
Proprio in questi giorni penso spessissimo di tatuarmi l’Ohm (la lettera Sanscrita) e credo che lo farò. Sto scoprendo, grazie alla scuola Ayurvedica, la filosofia indiana e l’induismo e ne sono assolutamente affascinato.
Resta solo da decidere il punto; al momento sono un po’ indeciso. Cervicale? Scapola sinistra? Pettorale sinistro? Avambraccio? Non male anche l’immagine che ho messo da me in testata (come ipotetico tatuaggio)…
Mah…
Bel post comunque.
Ciao.
Diego.