"Non c’è niente, nel tempo.
A rovistarci dentro, uno trova sempre e solo la sua faccia: più giovane, più vecchia, con qualche ruga o meno, eppure quella faccia non è il tempo.
E non è neanche la stessa faccia che stai guardando adesso nello specchio: appena sveglia dopo il pisolino, gli occhi cisposi, un ciuffo di capelli di sentinella in testa. Non sembra tua, invece è l’unica su cui tu puoi contare, la faccia che ti dice “adesso”, migliore di quelle che hai già avuto e non potrai più avere, di quelle che ti aspettano in futuro: la faccia del presente, del mozzico di tempo che uno ha l’illusione di afferrare.
Basta, va bene…se uno, di primo pomeriggio, già gli girano questi strologamenti in testa, è bello che fottuto. Ma cosa ci puoi fare? Vengono, mica li chiami tu.
A volte è come se di colpo ti si spalancasse una finestra su un pezzo di passato, quello che non finisce mai perché ci vive dentro, clandestino, e aspetta una parola, un gesto, una musica, un odore, per balzare fuori.
Non riesci a trattenere un gesto di fastidio, mentre ti vedi in una notte di trent’anni prima seduto a maledirti su un divano, mentre ascolti il tuo amico ricordare per te ad alta voce.
Quando finisce di raccontarti quei fatti accendi un’altra sigaretta e te ne stai in silenzio.
Pensi.
Com’è possibile che si sia cancellato tutto? Eri o non eri tu che l’hai vissuto?
E poi, com’è che i tuoi ricordi delle stesse cose sono così diversi da quelli dei tuoi amici?
Scherzi della memoria. Che non soltanto accumula, registra, immagazzina, archivia… E no, non si accontenta. Elimina, riduce, taglia, gonfia, stira, aggiunge, ingigantisce, mescola, confonde.
Il fatto è che la memoria inventa. Che la memoria affabula, racconta.
Sorridi pensando a quella frase del tuo amico scrittore messicano: “Niente è più esatto dei ricordi se si alimentano con la fantasia”. Soltanto adesso ti sembra di capirla per davvero.
Per esistere, dobbiamo raccontarci anche a noi stessi, e quel racconto, anche se non vogliamo, è pieno di bugie.
Sarà colpa della nostalgia però, in fondo in fondo, che male c’è in quella nostalgia? Specie se non rimpiangi solo i capelli lunghi o i tuoi trent’anni in meno, se è di quel “noi” che senti la mancanza, se non è solo per orgoglio stupido che sei contento di poter dire “Io c’ero”.
Guardi di nuovo la faccia nello specchio.
Sempre la stessa, ma adesso sai che, nonostante tutto, ti appartiene".
Bruno Arpaia