"Ognuno di noi è seguito da un’ombra. Meno questa è incorporata nella vita conscia dell’individuo tanto più è nera e densa". Carl Gustav Jung, allievo di Freud, descrive il lato oscuro della vita cosciente dell’uomo, un mondo che sta sotto e dietro la maschera della persona e dell’agire sociale, e che Jung ha chiamato i "sotterranei dell’anima".
È il luogo demonico o infero del mito e della rappresentazione religiosa. Vi abitano i mostri e i morti. È la notte della coscienza, ma anche fertile limo terrestre, sottosuolo da cui si risorge. Dunque l’ombra non cela solo il male. È qualcosa di primitivo, infantile e goffo, che renderebbe l’esistenza umana più vivace e bella, se non urtasse contro le regole della società e la consapevolezza dell’io.
L’ombra va guardata in faccia, va conosciuta anche nei suoi tratti penosi e conturbanti. Dobbiamo accoglierla come la nostra parte notturna e darle voce. Talvolta l’ombra viene proiettata sugli altri, per evitare l’incontro penoso e duro con noi stessi, con il proprio doppio. In realtà, solo integrando la nostra parte umbratile, l’energia sotterranea che essa nasconde e assorbe diviene disponibile all’io.
"Talvolta si deve essere indegni, per riuscire a vivere pienamente", afferma Jung, ma anche per Sigmund Freud, la nostra psiche nasconde un mondo complicato e vasto, con cui difficilmente entriamo in contatto. Forse ne abbiamo paura perché scopriamo che l’io non è padrone a casa propria. Questa esplorazione dell’inconscio apre prospettive assolutamente nuove e naturalmente pone interrogativi. Se il male è l’altra faccia del bene, come l’ombra è l’altra faccia della luce, che senso ha giudicare le azioni degli uomini in termini di responsabilità? Se la parte negativa dell’uomo sfugge al controllo dell’io, la psicologia distrugge la morale?